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Pandemia e privacy non servono deroghe - Intervento di Pasquale Stanzione - Il Mattino

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Pandemia e privacy non servono deroghe
Intervento di Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(Il Mattino, 27 aprile 2021)

Caro direttore, il protrarsi della pandemia e la correlativa esigenza di consentire una, sia pur graduale, ripresa delle attività economiche in condizioni di sicurezza hanno indotto il Governo all'adozione di misure certamente opportune, ma le cui implicazioni sulla privacy meritano una qualche riflessione in più. Mi riferisco, in particolare, alle previsioni dell'obbligo vaccinate per determinate categorie di operatori sanitari e delle certificazioni verdi per la mobilità da e verso regioni arancioni o rosse, introdotte rispettivamente dai decreti-legge nn. 44 e 52 del 2021. Entrambi i provvedimenti sono stati adottati in assenza del previo parere del Garante, reso obbligatorio dal legislatore europeo, a partire dal 2018, anche rispetto ad atti legislativi. La consultazione dell'Autorità su provvedimenti legislativi incidenti in varia misura sulla protezione dati consente infatti di introdurre, già a livello di normazione primaria, le garanzie necessarie non soltanto alla piena legittimità delle disposizioni interne rispetto al parametro europeo, ma anche a delineare il miglior equilibrio possibile tra le esigenze pubblicistiche di volta in volta in rilievo e la riservatezza individuale.

Quanto tale previsione sia stata lungimirante è dimostrato dai sensibili miglioramenti, in termini di garanzie, che la consultazione del Garante ha consentito di apportare ai vari testi normativi che le so no stati sottoposti in questi tré anni di applicazione della norma. Ma depone in questo senso soprattutto la feconda interlocuzione sinora instaurata - anche nella forma dell'audizione parlamentare - con le Camere e il governo rispetto ai provvedimenti adottati, da un anno a questa parte, per il contrasto della pandemia.

Di fronte a uno snodo centrale quale quello rappresentato dall'opzione sull'an e il quomodo di realizzazione del contact tracing digitale, la tempestiva consultazione del Garante - anche su decretazione d'urgenza - ha supportato la scelta in favore di un sistema fondato su dati di prossimità dei dispositivi anziché sulla ben più invasiva geolocalizzazione. Si è cosi pervenuti a una soluzione di tracciamento digitale dei contatti basato sull'adesione volontaria del singolo, rifuggendo da forme di biosorveglianza il cui impatto sulla libertà è assai più invasivo di quanto possa apparire. Tutt'altro che di ostacolo all'interesse pubblico, il contributo dell'Autorità è servito semmai ad essere assieme efficaci, ma non meno liberi; a non cedere alle sirene del modello coreano (se non addirittura cinese), senza per questo rinunciare alle opportunità offerte, anche in questo campo, dalla tecnologia. E se anche Immuni ha incontralo dei limili in fase applicativa, essi sono gli stessi che hanno depotenziato anche ¡I tracciamento "tradizionale", imputabili non certo alla privacy, ma a un sistema sanitario indebolito da risorse inadeguate rispetto al carico da gestire.

Ma, in linea generale, tutti gli interventi del Garante sui provvedimenti dell'ultimo anno hanno concretizzato quel paradigma europeo di gestione dell'emergenza che ha saputo evitare la logica dell'eccezione (secondo cui nécessitas non habet legem), riaffermando il valore della mediazione democratica per la ricerca dell'equilibrio più alto tra individuale e collettivo, persona e Stato, libertà e potere. Tutt'altro che ostativa alle esigenze collettive, la privacy si è invece dimostrata uno dei principali fattori in grado di garantire un'azione di contrasto della pandemia tale, tuttavia, da coniugare istanze soii i daristíche e libertà individuali. E questo essenzialmente perché la disciplina della privacy, con la sua intrinseca duttilità dovuta a principi lungimiranti e garanzie concepite come limiti del potere, è un diritto mai tiranno, capace di continui bilanciamenti secondo quel canone di proporzionalità che è l'architrave dello stesso governo dell'emergenza in un ordinamento, quale il nostro, che non contempla lo stato di eccezione.

Di più. Le indicazioni del Garante hanno consentito di favorire quella fiducia nel digitale necessaria per la legittimazione sociale di misure altrimenti esposte agli op posti estremismi del mero soluzionismo tecnologico e di un neoluddismo che rischia, invece, di privarci del progresso sociale reso possibile da un governo antropocentrico della tecnica.

Ecco perché, di fronte alla pandemia, non c'è bisogno di deroghe, ma di dialogo istituzionale per realizzare il miglior equilibrio tra gli interessi in gioco, ricordando- con Ahron Barak- che la democrazia lotta sempre con una mano dietro la schiena.