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Lettera al direttore de ''L'Unità'' - 05 marzo 1999

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Lettera al direttore de "L´Unità"

Gentile Direttore,

il corsivo di Vasile pubblicato ieri sul Suo giornale con il titolo "E ora nessuno pensa alla "privacy" di Maria Pia?" contiene affermazioni che meritano alcune precisazioni.

L´Autorità Garante, in un provvedimento del 15 gennaio 1998, ha chiaramente affermato che la legge 675 non pone in discussione l´esigenza dell´autorità giudiziaria o della polizia di poter disporre, in caso di indagine o per specifiche esigenze connesse alla difesa, alla sicurezza dello Stato o alla prevenzione dei reati, degli elementi necessari per identificare rapidamente il titolare di un’utenza telefonica, anche nel caso in cui questa fosse riservata. Così come non è pregiudicata la facoltà di tali autorità di individuare un determinato abbonato e di disporre un’intercettazione telefonica a norma di legge.

La legge sulla privacy, dunque, non c’entra nulla con la mancata attivazione da parte delle forze di polizia o dell’autorità giudiziaria riguardo alla telefonata dal cellulare segnalata dal padre della ragazza. Si rischia di fare un cattivo servizio ai lettori se invece li si lascia nel dubbio che quella stessa legge può essere utilizzata, a seconda dei casi e delle esigenze, in modo restrittivo o, viceversa, allargato.

Quanto ai riferimenti ad una legge perversa macchina moltiplicatrice di "moduli e questionari" occorre rispondere che è grazie a questi moduli che le persone ora possono controllare le loro informazioni personali, sapere qual’è l’uso che ne viene fatto ed opporvisi, se lo ritengono opportuno. Prima quelle stesse informazioni viaggiavano alla mercé di qualsiasi banca dati e potevano essere raccolte, utilizzate e vendute senza che nessuno ne sapesse niente o potesse impedirlo. E poi, si possono definire "lacci e lacciuoli" norme poste a protezione della vita privata e della dignità delle persone? Sugli indubbi eccessi e sulla violazione di questa dignità che hanno caratterizzato la vicenda di Maria Pia, il Garante ha avuto modo di esprimere il suo avviso in una lettera inviata all´ "Osservatore Romano".

La legge finisce per risultare, secondo Vasile, "troppo spesso forte con i deboli e debole con i forti". Gli interventi del Garante sono lì a testimoniare il contrario: la tutela dei clienti delle banche, dei malati di AIDS, dei dati sanitari delle persone, le decisioni sui diritti degli utenti relativamente alle bollette telefoniche, i provvedimenti sul diritto dei cittadini a ricevere multe e atti giudiziari in busta chiusa, riguardano milioni di italiani. Sulle circa 45000 richieste e segnalazioni giunte ai nostri uffici nel corso dei quasi due anni di attività, solo una decina hanno riguardato i cosiddetti "forti".

Perché non tenere conto di tutto questo quando si vuole scrivere di tutela della privacy?

Autorità Garante per la protezione dei dati

Roma, 5 marzo 1999

Scheda

Doc-Web
48482
Data
05/03/99

Tipologie

Comunicato stampa