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La post pandemia e la leggerezza di ciò che è immateriale - Intervento di Gudo Scorza - MF

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La post pandemia e la leggerezza di ciò che è immateriale
Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(MF, 17 maggio 2022)

Qualche settimana fa Evan Spiegel, fondatore di Snapchat. uno dei social network più gettonati al mondo e soprattutto l'antenato più prossimo del metaverso, ha detto di considerare la piattaforma di realtà aumentata un concetto astratto e di non credere che presto vivremo, per davvero, immersi in una realtà altra rispetto a quella fisica nella quale viviamo attualmente. Il suo ragionamento, in tempi di crollo delle criptomonete e di difficoltà delle Big Tech, è tanto semplice da apparire disarmante: il mondo, nonostante tutto, è un posto troppo bello per pensare che in tanti siano pronti a abbandonarlo per "rinchiudersi" in un universo parallelo.

A guardare ai valori del Nasdaq delle ultime settimane, in caduta libera dalle vette conquistate nei mesi più bui della pandemia, viene il sospetto che Spiegel abbia ragione, Nel 2021 quando il mondo era in isolamento formato e costretto nella dimensione digitale il Nasdaq aveva fatto segnare un impressionante +27%. Negli ultimi sei mesi, con la progressiva uscita, se non dalla pandemia almeno dall'isolamento, il Nasdaq ha, sostanzialmente, perso tutto quello che aveva guadagnato con le big tech che hanno visto andare in fumo, più o meno in sei mesi, 5 trilioni di dollari. Amazon, Tesla. Meta, l'alfiere, del metaverso del quale, ormai, porta persino mezzo nome, hanno perso più o meno un terzo del loro valore in una manciata di settimane. Ovviamente dire che l'arrivo della primavera abbia messo in ginocchio le big tech è un'affermazione decisamente forte e che non rende, ovviamente giustizia a quello che sta accadendo anche perché. Ormai, viviamo connessi e usiamo i servizi fomiti dalle big tech a casa come fuori casa ma, probabilmente, una delle tante concause utili a giustificare l'esplosione della bolla pandemica che aveva fatto volare tanto in alto i titoli dell' industria tecnologica globale potrebbe davvero essere rappresentata dal ritorno all'aria aperta, dalla voglia di riscoprire forme di socialità più naturali e fisiche rispetto a quelle digitali e immateriali alle quali il  distanziamento sociale ci aveva imposto e, magari, anche dal progressivo, per quanto parziale, ritorno in ufficio che sta ridimensionando il fenomeno dello smartworking ovvero del lavoro mediato proprio attraverso i servizi offerti dalle big tech.

E se così fosse si tratterebbe di un segnale che chiunque stia pensando di investire nel metaverso farebbe bene a non farsi scivolare addosso perché forse il fondatore di Snapchat non ha tutti i torti : non è certo che arriverà per davvero, non è certo che risucchierà il mondo e, soprattutto, non è certo che il suo impatto sulle nostre vite sarà tanto radicale quanto spesso si racconta. Guai. naturalmente, a dimenticare che aria di primavera a parte, non c'è dubbio alcuno che il crollo del Nasdaq vada contestualizzato in una crisi diffusa dei mercati finanziari che ha cause indiscutibili e ben note nell'inflazione galoppante e in una delle guerre più glocal della storia, globale e locale al tempo stesso,

Ma chissà che dietro al precipitare - più veloce rispetto a quello registrato in altri settori - del Nasdaq non vi sia anche il giro di vite regolamentare che si sta cucinando a Bruxelles proprio nei confronti delle big tech. Perché non c'è dubbio alcuno che quando la strategia digitale europea sarà attuata, fornire servizi digitali, almeno in Europa ma non è escluso che le nuove regole siano destinate a ispirare anche regolamentazioni analoghe da parte di Paesi terzi come sta accadendo con l'ormai imitatissima disciplina europea in materia di privacy-costerà di più e renderà di meno, specie a chi, in un modo o nell'altro, sin qui, ha goduto di posizioni oligopolistiche se non quasi-monopolistiche. Basti pensare alla stretta in arrivo sul versante della pubblicità targettizzata che è uno dei pilastri del modello di business che ha fatto grandi le big tech e che, ormai, si ritrova anche in alcune iniziative legislative presentate al Congresso di Washington. O anche a questioni come la portabilità dei dati o la progressiva apertura degli ecosistemi digitali chiusi, di fatto la fortuna di chi li controlla.

Quello che sta accadendo al Nasdaq è il risultato di una pluralità di cause ma pensare che il ritorno alla normalità e alla dimensione fisica post pandemia e gli interventi regolamentari europei abbiano scalfito un po' la forza dei giganti tecnologici globali, non è sbagliato.

Scheda

Doc-Web
9771076
Data
17/05/22

Tipologie

Interviste e interventi