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Se Zuckerberg si candida a signore del metaverso - Intervento di Guido Scorza - MIlano Finanza

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Se Zuckerberg si candida a signore del metaverso
Intervento di Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali
(MilanoFinanza, 30 ottobre 2021)

Ora Facebook (o meglio: la corporation che controlla tra le altre Facebook, Instagram e WhatsApp) si chiama Meta. Secondo il ceo Mark Zuckerberg, all'origine della decisione ci sarebbe la constatazione che Facebook, divenuto sinonimo universale di social network, non rappresenterebbe più in maniera corretta le potenzialità e le ambizioni della sua creatura perché l'era dei social network, di Internet e, persino, dell'Internet mobile è agli sgoccioli e lapartita del futuro si giocherà nel metaverso, un universo parallelo, a metà strada tra il reale e il digitale, immaginato, pare, per la prima volta da Neal Stephenson in Show crash, un romanzo cyberpunk di fantascienza del 1992. In un futuro prossimo venturo - qualcuno azzardando una previsione parla di 10 o 15 anni - vivremo lì o qui ma comunque immersi nel metaverso, a cavallo tra realtà fìsica, realtà aumentata e realtà virtuale, un mondo nel nostro mondo naturale o forse peggio: un mondo destinato a fagocitare il nostro mondo e fatto essenzialmente di dati, algoritmi, reti sociali, oggetti connessi, multimedialità e persone ridotte, essenzialmente, allo stato di utenti. Ed è questo probabilmente l'aspetto più significativo nella vicenda del cambio di nome appena annunciato da Zuckerberg: gli elementi portanti del metaverso sono esattamente le matene prime delle quali Facebook è più ricca di chiunque altro o ricca come pochi altri. Quindi il cambio di nome più che un tentativo di depistare quanti - forse mai così tanti nelle ultime settimane stanno muovendo critiche, accuse e contestazioni all'indirizzo dell'impero bianco e blu di Zuckerberg è in realtà una promessa, una profezia, qualcuno potrebbe pensare una minaccia, al mondo intero: l'ex enfant prodige di Facebook ci sta ricordando che con lui, con la sua creatura comunque si chiami, con i suoi algoritmi, con l'inestimabile tesoro di dati accumulato nei primi tré lustri di vita dovremo fare i conti ancora a lun go e ancora di più nel metaverso in direzione del quale la terra sta facendo rotta.

D'aftra parte, benché nei giorni scorsi nell'anticipare il cambio di nome e nel comunicare investimenti miliardari proprio nel metaverso (strizzando peraltro l'occhio all'Europa; Facebook ha dichiarato di voler assumere qui diecimila persone in cinque anni) da Menlo Park abbiano sottolineato che il metaverso sarà un mondo nuovo, aperto a tutti, inclusivo e di libero mercato, in effetti la scelta di chiamarsi Meta (più o meno proprio come quel mondo che si annuncia all'orizzonte) sembra un lapsus rivelatore di obiettivi egemonici sul metaverso, obiettivi che peraltro appaiono giustificati e accessibili proprio per quel che si è detto a proposito degli elementi portanti di quel nuovo mondo. Insomma, con i distinguo del caso, Meta sembra stare al metaverso come Alessandro Magno stava a Alessandria d'Egitto.

Se l'accostamento pare troppo audace vale la pena provare a interrogare Google Trends (il servizio di Google che racconta i trends delle ricerche online) usando come chiave di ricerca proprio la parola metaverso. Dal 2004 in tutto mondo la parola metaverso non era mai stata così tanto cercata come accaduto da quando Zuckerberg ha annunciato di volerla utilizzare - o meglio volerne utilizzare una parte - come nome della sua società e sostanzialmente le uniche altre volte nelle quali, sebbene in una scala di grandezza completamente diversa, qualcuno ha interrogato Google con «metaverso» è stato in abbinamentoa Epic Games, la società chehaprodotto Fortuite, videogioco da 30 milioni di utenti al giorno o in abbinamento a Second Life, primo esperimento di costruzione di una realtà virtuale parallela a quella reale.

Se si va davvero in direzione del metaverso, insomma, Meta sembra avere pochi concorrenti sulla sua strada, troppo pochi per immaginare il metaverso come un mondo - o anche semplicemente un mercato - più libero e aperto dì quello attuale nel quale Facebook, in compagnia di pochi altri, è uno dei padroni indiscussi, Ed è per questo probabilmente che, se la direzione indicata da Zuckerberg è quella corretta - ed è difficile dubitare che lo sia - forse dovremmo evitare di dedicare troppo tempo a cercare soluzioni di governo di un ecosistema che presto-specie sesi tengono presenti i tempi dei processi di regolamentazione - potrebbe non esserci più o almeno trasformarsi m qualcosa di diverso e preoccuparci sin da oggi di fare in modo - investendo innanzitutto in regolamentazione e educazione - che quel metaverso non appartenga a Meta e a pochi altri ma sia un mondo-non mondo inclusivo, libero, pluralista e democratico nel quale ci sia spazio per le idee, le culture e iíbusiness di tutti o, almeno, dei più, E regole ed educazione, in questo caso, dovrebbero riguardare innanzitutto gli algoritmi, i dati, e il governo sui contenuti - di qualunque genere - che animeranno il metaverso. Forse in fondo, cambiando nome alla sua creatura Zuckerberg ci sta dando un suggerimento importante.