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Della cicatrice francese e di altri demoni da tenere lontano dalla portata dei bambini - Intervento di Guido Scorza

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Della cicatrice francese e di altri demoni da tenere lontano dalla portata dei bambini
In Francia la regola dell’esigenza per tutti i fornitori di servizi digitali di verificare in maniera sicura l’età di tutti gli utenti si avvia a diventare legge. L'Italia esita, ma non è possibile attendere oltre

Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(HuffPost, 22 marzo 2023)

L’ultimo allarme lo ha appena lanciato l’Autorità Antitrust italiana aprendo un’istruttoria nei confronti di TikTok nell’ambito della quale contesta alla società di non aver fatto abbastanza per evitare che tra i suoi video spopolassero quelli che invitano i più giovani a farsi l’ormai drammaticamente celebre “cicatrice francese”, diventata, in qualche mese, protagonista di una delle tante challenge che impazzano sui social di tutto il mondo: qui vince chi si crea l’ematoma più visibile, più grave, più simile a una vera cicatrice. Ma l’allarme della nostra Antitrust segue, a distanza di pochi giorni, quello lanciato dai giudici austriaci che hanno accertato che dentro FIFA, uno dei videogame più popolari di tutti i tempi si nasconderebbero delle funzionalità in tutto e per tutto simili al gioco d’azzardo capaci di creare dipendenza in particolare nei più giovani e di produrre tutta una serie di drammatiche conseguenze. E, a proposito dello stesso videogame, lo scorso anno, il Norwegian Consumer Council ha messo nero su bianco che “è noto che i bambini più piccoli stanno giocando a Fifa”.

Nelle scorse settimane, d’altra parte, il Garante per la protezione dei dati personali aveva ordinato a Replika, un chatbot americano che si presenta agli utenti con la promessa di diventarne amica e confidente, di chiudere il servizio in Italia perché raccoglieva e trattava dati personali anche di bambini e non faceva quanto avrebbe dovuto per scongiurare il rischio che questi ultimi si trovassero coinvolti in conversazioni assolutamente inadatte alla loro età o addirittura a inviare foto esplicite. Ma, naturalmente, l’elenco di allarmi di questo genere lanciati da tutte le Autorità e Istituzioni a vario titolo competenti si moltiplicano, ormai, di giorno in giorno mentre il fenomeno e i rischi ai quali i più piccoli sono esposti nella dimensione digitale non possono, evidentemente, più essere contenuti con interventi episodici di questo genere.

C’è una sola verità della quale dobbiamo prendere atto prima che sia troppo tardi: non tutti i social, non tutti i servizi digitali, non tutti i videogame sono adatti agli utenti più piccoli o più giovani e i fornitori di servizi digitali – tutti e nessuno escluso senza che sia né possibile, né utile stilare una graduatoria dei migliori e dei peggiori – non stanno facendo abbastanza per tenere gli utenti-bambini e, in taluni casi, gli utenti-adolescenti fuori da contesti, dinamiche, dimensioni che semplicemente sono adatti a un pubblico più adulto.

In Francia la regola dell’esigenza per tutti i fornitori di servizi digitali di verificare in maniera sicura l’età di tutti gli utenti si avvia a diventare legge.

In Italia la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Telefono Azzurro, e molte altre associazioni, negli ultimi mesi, hanno chiesto in maniera sempre più insistente a Governo e Parlamento di intervenire e, in effetti, il tempo delle esitazioni e delle incertezze sembra davvero scaduto.

Non si può accettare oltre che la sicurezza dei più piccoli e dei più giovani nella dimensione digitale sia immolata sull’altare del profitto come accaduto sin qui perché, diciamolo una volta per tutte con franchezza, le soluzioni per verificare l’età degli utenti prima di farli entrare in questa o quella piattaforma o far loro utilizzare questo o quel servizio digitale, ormai ci sono – o potrebbero essere messe in campo con uno sforzo ragionevole – ma farlo priverebbe il mercato di miliardi di utenti considerato che, più o meno, un utente su tre, online, è un bambino.

I tempi sono maturi perché la verifica dell’età – e non dell’identità - diventi un requisito essenziale e obbligatorio per l’esercizio di qualsivoglia attività digitale che sia basata sulla raccolta di dati personali dei minori, sulla messa a disposizione di questi ultimi di qualsivoglia contenuto o sul loro coinvolgimento in ogni genere di gioco.

Fino a quando non saremo certi di quanti anni ha o non ha un utente nella dimensione digitale non ci sarà nulla che potremo fare davvero per proteggere bambini e adolescenti e tenerli lontani da attività e contenuti non adatti alla loro età.