g-docweb-display Portlet

Monitorare gli acquisti in farmacia potrebbe aiutare la prevenzione. Ma attenti alla privacy - Intervista a Ginevra Cerrina Feroni

Stampa Stampa Stampa
PDF Trasforma contenuto in PDF

Monitorare gli acquisti in farmacia potrebbe aiutare la prevenzione. Ma attenti alla privacy
I dati accumulati dalle carte fedeltà delle farmacie potrebbero indicare problemi di salute, favorendo la diagnosi preoce anche dei tumori. Che ne sarebbe però della nostra privacy? Lo abbiamo chiesto al Garante

Intervista a Ginevra Cerrina Feroni, Vice presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(di Letizia Gabaglio, La Repubblica, 2 maggio 2023)

Ci sono malattie silenti, che non danno segni della loro presenza se non per sintomi generici. Una di queste è il tumore delle ovaie, scoperto nella maggior parte dei casi quando è già grave. Ecco perché ogni tentativo di individuarlo il prima possibile è benvenuto. Una strada potrebbe essere quella di intercettare alcuni sintomi che, sebbene non specifici, quando si presentano improvvisamente e non accennano a risolversi nonostante le cure, potrebbero segnalarne la presenza. Come dimostra una ricerca condotta in Inghilterra da un team guidato dall’Imperial College di Londra che ha usato i dati delle carte fedeltà delle farmacie per verificare l’esistenza di un legame fra l’acquisto di medicinali da banco per la cura di disturbi gastrointestinali, per cui non c’è bisogno di una ricetta medica, e il tumore delle ovaie.

La risposta è stata positiva, aprendo così la strada all’idea di poter monitorare questo tipo di sintomi per suggerire alle donne di controllarsi. “Il carcinoma ovarico non dà segni premonitori se è confinato all’organo di partenza e quando si sviluppano i sintomi è in realtà già diffuso all’addome e al peritoneo”, spiega Nicoletta Colombo, direttrice di Ginecologica Oncologica Medica all’Istituto Europeo di Oncologia. “Le cellule da cui parte sono nella maggioranza dei casi situate nelle tube e da lì arrivano all’ovaio e oltre. In ogni caso, anche poter anticipare di qualche mese la diagnosi sarebbe un risultato importante e aumenterebbe le possibilità di ricorrere alla chirurgia e di migliorare la prognosi”. La ricerca inglese, pubblicata su JMIR Public Health and Surveillance, dimostra che gli acquisti di antidolorifici e antiacidi sono stati maggiori nelle donne che poi sviluppano un tumore all’ovaio. L’aumento del consumo di questi farmaci si verifica in media otto mesi prima di ricevere la diagnosi. “Parliamo di sintomi come gonfiore, meteorismo, stipsi o diarrea, dolore addominale, stimolo a urinare spesso, che possono essere sottovalutati. Ma se appaiono tutti insieme in maniera inaspettata e non passano nonostante i medicinali sintomatici è opportuno cercare di capire se sottendono a una situazione più grave”, spiega ancora Colombo.

Ecco quindi che un aumento repentino dell’acquisto di farmaci indicati per la gestione di questi disturbi potrebbe essere registrata dalle carte fedeltà e i dati usati per mandare un messaggio di allerta alle clienti. Una possibilità che si scontra con la tutela della privacy? Lo abbiamo chiesto a Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente Garante Privacy.

Dott.ssa Feroni, quando firmiamo il consenso per una carta fedeltà, diamo il consenso anche a guardare dentro lo scontrino?

Solo se firmiamo il consenso alla profilazione, cioè l'analisi delle nostre preferenze. Per intenderci è il terzo consenso presente nei contratti, dopo quello necessario ad aderire al programma e quello a ricevere promozioni. L’informativa per il trattamento dei dati deve essere preventiva rispetto al rilascio dei consensi, completa di tutti gli elementi obbligatori previsti dal legislatore e anche trasparente e agevolmente fruibile, anche grazie a disegni, audio o video.

Queste condizioni sono sempre rispettate?

Sovente succede che l'informativa, pur essendo formalmente corretta, sia scritta con un linguaggio eccessivamente tecnico, e quindi lontano dalla gente. È peraltro esperienza comune che non vi sia quasi mai il tempo di riflessione su ciò che si firma. Non solo. Purtroppo, non di rado ancora oggi, i moduli delle carte fedeltà prevedono un consenso privacy (promozionale o per la profilazione) indebitamente e opacamente mischiato a quello contrattuale in un unicum inscindibile che evidentemente si traduce nella negazione della volontà di acconsentire al trattamento dei dati.

I dati registrati dalle carte fedeltà potrebbero essere usati per studi scientifici o ceduti al Ministero per campagne di sensibilizzazione?

I nostri dati possono essere - validamente - ceduti alle farmacie o alle strutture sanitarie che ci erogano prestazioni di vario tipo. Ogni eventuale utilizzo dei dati è poi legittimo se - oltre ad un consenso libero, specifico, espresso in modo inequivoco - è descritto in modo chiaro e trasparente nell'informativa che deve sempre precedere la richiesta ed acquisizione dei consensi alle varie attività di trattamento.