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Password, foto, geolocalizzazione: insidiosa spirale. Quelle "prove digitali d'amore" che ne mostrano totale mancanza - Intervento di Guido Scorza

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Password, foto, geolocalizzazione: insidiosa spirale
Quelle "prove digitali d'amore" che ne mostrano totale mancanza

Intervento di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali
(Gazzetta del Sud, 7 dicembre 2023)

I tempi cambiano, il digitale si impadronisce sempre di più delle nostre vite, a prescindere dall’età e dal contesto. Gli affari di cuore tra adolescenti non si sottraggono a questa regola e, ormai, sempre più di frequente, nascono, crescono e, inevitabilmente, talvolta, finiscono mediati da uno smartphone, una chat, un social network, un’app. Sin qui niente di davvero strano anche se a noi adulti può apparire tale avendo vissuto la stessa stagione della vita inmaniera completamente diversa. E però una cosa è non stupirsi né preoccuparsi delle nuove mille forme dei primi amori o del fatto che il tempo delle mele sia diventato quello dello smartphone, delle chat e dei social, una cosa è sottovalutare certe derive che con l’amore non hanno niente a che fare.

È il caso delle nuove prove d’amore digitali che, sempre più spesso, ci si chiede tra adolescenti. Queste novelle pseudo-prove d’amore sono diverse tra loro ma hanno una costante: non provano l’amore ma, al massimo, la sua mancanza e sono maledettamente pericolose o, almeno, possono diventarlo. La più gettonata, in genere, inizia così: “Mi manchi, dai, se mi ami mandami una tua foto mentre ti spogli”. Naturalmente, spesso, in un linguaggio diverso da questo e senza limitarsi a chiedere che l’altra o l’altro si spogli davanti allo smartphone. La richiesta, in genere, è seguita da una promessa: “terrò per noi e solo per noi quello che mi mandi”. Ma, poi, si sa come vanno le storie d’amore o quelle dei calessi che sempre – e da adolescenti ancora più spesso – confondiamo per storie d’amore: talvolta finiscono ed è difficile che finiscano per entrambi nello stesso istante, che ci si lasci con lo stesso stato d’animo, che ci si continui entrambi a voler bene e a rispettare. E, allora, poi capita che quei video, quelle foto, quelle risate ammiccanti prendano direzioni inimmaginabili, finiscano in una chat popolata da amici o sedicenti tali o, magari sui social, o magari su siti porno, in cambio di altre foto. Inutile attardarsi a raccontare quale può essere l’impatto nella vita di una ragazzina o di un ragazzino se una sua foto o un suo video sessualmente espliciti diventano pubblici perché è facile da immaginare.

Ma ci sono prove d’amore ancora più “subdole” e delle quali è molto più difficile cogliere la pericolosità. “Sono geloso (o gelosa), con chi chatti tutto il giorno? Con chi ti scambi quelle foto? Se vuoi che mi fidi, dammi la password dei tuoi social, tanto semi sei fedele non hai niente da nascondere”. Il più delle volte, la richiesta segue un litigio, una scaramuccia tra innamorati o un episodio che ha acceso la gelosia di uno dei due. E spesso si finisce con il cedere alla richiesta anche perché l’errata percezione di non avere davvero nulla da nascondere è diffusa persino tra gli adulti. E, quindi, chi se ne frega che lui o lei possa leggere i miei messaggi: “io non ho niente da nascondere”. Ma non è così.

Lo ha scritto tra i primi Gabriel Garcia Marquez: “tutti abbiamo tre dimensioni della vita: una pubblica, una privata e una segreta”. E aprire i nostri social a chi ci sta vicino in un certo momento della nostra vita è semplicemente una pessima idea. E non solo perché è naturale che poi venga il momento nel quale ci piacerebbe poterci confidare con un’amica o con un amico e ci piacerebbe riconquistare uno spazio digitale per la nostra intimità ma anche perché il rischio di fraintendimenti, in ogni forma di comunicazione, è sempre in agguato e nelle comunicazioni lapidarie e ermetiche, a base di acronimi, sigle, hashtag e emoji che caratterizzano i social ancora di più. Difficile immaginare le conseguenze di un fraintendimento dell’altro o dell’altra. Il più innocente dei nostri messaggi può innescare episodi di gelosia non sempre facili dagestire, ferire l’altrui orgoglio, instillare dubbi di ogni genere e, purtroppo, in alcuni casi scatenare violenza, il sentimento più lontano dall’amore. No, decisamente, condividere la password dei proprisocial oappdimessaggistiche con il partner non è una prova d’amore. Anzi, fatevi un favore: se lo avete già fatto, dite al vostro partner che la vera prova d’amore è la fiducia reciproca e che avete letto da qualche parte che scambiarsi la password è sbagliato e pericoloso per entrambi e poi cambiate la password e riprendetevi la vostra libertà.

Ma la tecnologia e le abitudini digitali corrono veloci e lo scambio della password si avvia a diventare una non-prova d’amore obsoleta. Ormai, infatti, esistono app capaci, in pochi click, di consentire a chicchessia di monitorare passo dopo passo i nostri spostamenti, dove siamo e, in alcuni casi e con certi limiti, persino con chi siamo e per quanto tempo. Talvolta, non serve neppure un’app ad hoc, perché ci sono app di messaggistica che consentono di condividere la propria posizione in tempo reale. E, quindi, non è, sfortunatamente, più infrequente chela provad’amore richiesta sia proprio questa: “lasciami installare un’app di questo genere sul tuo smartphone o condividimi la tua posizione realtime, così saprò sempre dove sei e staremo più tranquilli”. Eh già, sembra vero, facile e innocuo ma, poi viene il momento, in cui sarebbe meglio che lui o lei non sapessero dove siamo, anche in questo caso, per le ragioni più diverse, non necessariamente maliziose: perché non vogliamo dirle o dirgli che siamo andati in ospedale per un controllo, che siamo andati a farle o fargli un regalo, che siamo usciti prima da scuola per un motivo qualsiasi. E a quel punto ci sentiremmo prigionieri della nostra prova d’amore anche perché se provassimo a disattivare l’app daremmo inesorabilmente a pensare di avere chissà cosa da nascondere.

Ancora una volta, quindi, non è una prova d’amore ma una forma di insostenibile limitazione della nostra libertà e se non ci si sente liberi mentre si ama, forse non si ama o non si è amati. Meglio non cedere anche alla richiesta di questa pseudo-prova d’amore se arrivasse, mentre se è già arrivata e vi abbiamo già ceduto, vale la pena fare come sopra: “Ho letto che è sbagliato e pericoloso, chiamami o mandami un messaggio quando vuoi e ti dirò dove sono e se vorremo vederci ti condividerò la posizione istantanea e non in tempo reale su whatsapp o altrove, ma la tua app la disinstallo!”.

L’amore, per fortuna, anche nella dimensione digitale, è più bello di così e merita di essere vissuto più che diventare oggetto di questa o quella prova.