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Le sfide social e le armi spuntate del Garante. "Verifica sull’età? C’è un vuoto di legge" - Intervento di Pasquale Stanzione

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Le sfide social e le armi spuntate del Garante. "Verifica sull’età? C’è un vuoto di legge"
Intervista a Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(Di Raffale Marmo, Quotidiano.net, 28 gennaio 2021)

Si allarga l’intervento del Garante per la Privacy a tutela dei minori dopo il tragico caso della bambina di Palermo: l’Autorità ha chiesto a Facebook e Instagram di fornire informazioni sui profili aperti dalla ragazzina e su come sia stato possibile, per una minore di 10 anni, iscriversi alle due piattaforme. E, d’altra parte, i casi drammatici dei suicidi per terribili "giochi" sui social chiamano in causa innanzitutto le carenze legislative e operative nella tutela dei minori al tempo di internet. E la prima falla riguarda la mancata richiesta di documenti che comprovino l’età di chi si iscrive.

Come è possibile rimediare a questa grave lacuna?

"Vanno adottate misure che, pur evitando di accentrare in capo alle piattaforme una sorta di anagrafe mondiale, siano tuttavia effettivamente in grado di accertare, in maniera univoca e non eludibile, l’età dei soggetti che vi accedono – avvisa secco Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità garante della privacy –. Non si tratta di soluzioni facili. Ma ciò che è certo è che il sistema di verifica dell’età è indispensabile per impedire che bambini anche molto piccoli accedano in assoluta solitudine, senza la supervisione dei genitori, a strumenti, quali i social, il cui utilizzo necessita di un certo grado di maturità e competenze. Il Garante vigila in maniera rigorosa su questo aspetto perché da esso dipende la prima forma di protezione che possiamo accordare ai nostri bambini on line".

Che cosa avete messo in atto per controllare e contrastare i rischi che i social determinano per i minori?

"L’azione del Garante si muove su un piano duplice e integrato. Per un verso dispone sistematici e doverosi controlli sul rispetto, da parte delle piattaforme, degli obblighi in capo a loro gravanti al fine di tutelare i protagonisti più vulnerabili dell’ambiente digitale, ovvero i minori. Essi sono doppiamente fragili, in primo luogo perché spesso non dispongono delle competenze e della capacità di discernimento necessarie per affrontare le insidie che nasconde il digitale. In secondo luogo, essi sono esposti ai danni, esponenzialmente più gravi, che una delle tante violazioni cui ci ha abituato la rete può determinare su una personalità in formazione, quale quella di un bambino o di un adolescente".

Ma i controlli da soli possono non bastare a evitare tragedie.

"Il Garante, infatti, promuove anche una vera e propria pedagogia digitale, capace di rendere i minori consapevoli delle grandi opportunità, ma anche dei rischi che caratterizzano l’ecosistema digitale e che, con l’adozione di alcune minime cautele, possono essere sensibilmente ridotti. La via della consapevolezza è quella necessaria per non privare i minori, almeno ultra14enni, di una socialità che oggi si esprime anche in questi termini, conferendo loro, tuttavia, anche gli strumenti indispensabili per orientarsi in un contesto che altrimenti è davvero troppo ’più grande’ di loro".

Quali consigli darebbe alle famiglie per tutelare la privacy dei propri figli?

"E’ indispensabile seguire i bambini, ma anche i ragazzi, in quest’esperienza, con discrezione ma anche con attenzione; educandoli al senso critico e all’autonomia di giudizio rispetto al comportamento da tenere. Vissuta in questo modo, con il costante occhio vigile dei genitori, l’esperienza dei social può essere persino formativa, nella misura in cui rappresenti un’educazione alla vita".

Il senatore Andrea Cangini ha proposto di vietare l’uso di smartphone fino a una certa età per bambini adolescenti: come giudica la soluzione?

"Non spetta certo al Garante pronunciarsi sulla valutazione, squisitamente politica, sottesa a questa scelta. L’Autorità potrà però, laddove ne fosse investita in sede consultiva, illustrare le implicazioni che simili scelte potrebbero avere sulla disciplina di protezione dati. Al fondo, però, vi è una domanda ineludibile: come intendiamo assicurare ai nostri ragazzi, nella complessità che caratterizza l’età digitale, le radici e le ali che costituiscono, secondo Goethe, i veri doni da lasciare ai propri figli?"